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Le temperature
globali del 2020
saranno
probabilmente le
più elevate di
sempre. Già ci
sono tutte le
premesse.
Secondo il
servizio
Copernicus,
infatti, il mese
di maggio 2020 è
stato il più
caldo di sempre,
con un aumento
della
temperatura di
0,63 gradi
centigradi sopra
la media degli
ultimi decenni.
In alcune zone
della Siberia,
le temperature
sono state di
10°C sopra alla
media
In Alaska e
Antartide,
nell'ultimo
anno, le
temperature sono
state di 0,7°C
al di sopra
della media.
Inoltre, i
livelli di
concentrazioni
di CO2
nell'atmosfera
pur rallentando
la loro corsa
per effetto del
Covid 19 hanno
continuato ad
aumentare.
Cambiamenti
climatici e
improvvise
variazioni del
clima, con
eventi
meteorologici
spesso
devastanti come
alluvioni,
trombe d'aria o
grandinate sono
la logica
conseguenza di
questi
cambiamenti. Non
deve quindi
sorprendere che
il nostro
pianeta sia in
molte regioni
letteralmente in
fiamme. In una
sola settimana
due fronti di
incendi fuori
controllo in
California hanno
distrutto oltre
400.000 ettari
di vegetazione e
centinaia di
abitazioni, per
lo più nell'area
attorno alla
Baia di San
Francisco.
Cifre che fanno
di queste due
ondate di fuoco
la seconda e la
terza più grave
della storia del
Golden State. Le
fiamme di oltre
585 focolai sono
alimentati dal
caldo torrido e
secco, dai venti
e da almeno
12.000 fulmini
senza pioggia.
Questo è uno dei
dati più
interessanti, le
fiamme, quando
di origine
naturale, sono
spesso innescate
dai fulmini. Ma
non va meglio in
Italia. I dati
dell'Istituto
Isac del Cnr
relativi ai
primi sette mesi
del 2020 dicono
che la
temperatura
quest'anno è
stata, ad oggi,
di oltre un
grado (+1,01
gradi) superiore
alla media
storica
classificandosi
al quarto posto
tra i più
bollenti dal
1800.
I dati
evidenziano
anche la
riduzione del
30% delle
piogge,
nonostante le
ultime bombe
d'acqua e di
grandine che
hanno colpito il
nord Italia. Con
quasi 500
incendi da nord
a sud è stata
un'estate di
fuoco anche per
l'Italia con
pesanti danni
all'ambiente,
all'economia, al
lavoro e al
turismo. Nelle
ultime settimane
violenti incendi
hanno devastato
ampie porzioni
della nostra
penisola,
dall'area di
Budoni in
Sardegna alla
Puglia,
dall'Emilia
Romagna alla
Sicilia, dal
Lazio alla
Calabria, dalla
Campania
all'Umbria e
alla Basilicata,
con migliaia di
ettari bruciati,
animali morti,
alberi
carbonizzati,
oliveti e
pascoli
distrutti.
Pur senza
raggiungere i
livelli della
California, le
fiamme sono
arrivate a
lambire le
città,
costringendo a
intervenire
anche dall'aria
con canadair ed
elicotteri oltre
che sulla prima
linea di terra
con le squadre
dei vigili del
fuoco.
L'evidente
tropicalizzazione
del clima ha
creato le
condizioni per
l'esplodere di
roghi devastanti
nelle aree dove
la siccità
colpisce con
maggiore
violenza. Negli
ultimi dieci
anni grandini e
incendi hanno
causato oltre 14
miliardi di euro
di danni a
produzioni e
infrastrutture.
Il 60% dei roghi
è di origine
dolosa. Si
tratta di un
fatto grave che
ha effetti
drammatici in un
Paese come
l'Italia dove
più di 1/3 della
superficie
nazionale è
coperta da
boschi per un
totale di 10,9
milioni di
ettari.
Ci vogliono
decenni per far
rinascere tutto
l'ecosistema
forestale con la
su biodiversità
e la sua
ricchezza di
servizi. I
boschi assolvono
funzioni
importanti per
tutta la nostra
società, come
per la
prevenzione
dalle frane e
dalle alluvioni,
la ricchezza di
risorse
biologiche, il
sequestro di
CO2, oltre a
costituire un
patrimonio
naturale con
importante
valenza
turistica. Gli
incendi hanno
effetti
devastanti per
il turismo.
Per sconfiggere
gli incendi
serve un impegno
da parte di
tutti. In primis
servono da parte
delle Regioni,
che sono
responsabili
della
prevenzione, più
azioni e
politiche mirate
per la
prevenzione e il
contrasto degli
incendi,
moltissimi dei
quali possono
essere evitati.
Per gli incendi
di origine
naturale,
infatti, una
corretta
manutenzione dei
boschi
contribuisce ad
evitare il
propagarsi delle
fiamme.
Per difendere i
boschi italiani
occorrerebbe
promuovere il
ritorno alle
campagne e
all'imprenditoria
agricola. Anche
il Governo e le
Regioni possono
fare di più in
questo senso.
Per quanto
riguarda gli
incendi dolosi,
dal punto di
vista normativo,
la legge 68/2015
ha introdotto
gli ecoreati nel
codice penale.
Purtroppo, molti
Comuni non la
applicano in
molti casi di
incendio doloso.
Inoltre, nei
casi più gravi,
si può
configurare per
le conseguenze
che hanno i
grandi incendi
boschivi il
delitto di
disastro
ambientale,
introdotto con
la legge 68/2015
e che prevede
fino a 15 anni
di reclusione
più le
aggravanti.
La riluttanza,
tutta italiana,
al controllo e
all'applicazione
delle leggi
contro i crimini
ambientali è uno
degli aspetti
sui cui lavorare
per crescere.
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