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Di fronte allo
studio giace da
mille e più anni
la cattedrale.
Enorme e statica
.
Dalle possenti
mura, e merlate,
essa è anche una
cinta muraria
che difende una
città nel
deserto.
Non so dirvi se
mi trovo al di
qua o al di là
del
proseguimento
delle sue mura.
Infatti la
cattedrale è
dimorfica e può
farti sentire
dentro o fuori
la città.
Quale città?
Propendo per un
regale avamposto
del regno di un
emiro: potremmo
essere in
Afghanistan o
più
probabilmente in
Marocco,
comunque in un
luogo ai limiti
di un deserto
che continua
oltre, del quale
la muraglia
segna al
contempo
l'inizio e la
fine.
Le mura possenti
e alte,
costruite con la
nostra pietra
arenaria che ha
conosciuto lo
sciabordio del
mare, la sua
risacca
primordiale (ne
sono segno i
fossili che
ancora ingloba:
le grandi
conchiglie,
diremmo noi
profani, che
sembrano segnali
del camino di
san Jago), le
piccole finestre
timorose di
assalti, il
ricamo di
fastigi e
ricorsi che
ingentiliscono
la sua possanza.
Dai merli
potrebbero
apparire punte
di frecce, e
certo questo
avvenne.
Ai suoi piedi un
patetico
giardinetto
geometrico vuol
contrastare, a
chi proprio lo
vuol fare, lo
spettacolo
indecente appena
fuori le mura
della città.
Fatto di sterpi
e concime, radi
cespugli,
carogne, buttate
giù dalle mura
per non
appestare
l'aria: ma siamo
quindi
all'esterno.
Se invece
vogliamo
sentirci entro
le mura, nella
città che esse
difendono, siamo
in un
camminamento di
armigeri pronti
all'estrema
difesa delle
mura.
Antichi archi
murati indicano
come il tempo e
le astuzie
progressive
abbiano potuto
sovrapporsi con
naturalezza,
senza complessi
e pentimenti.
Ogni emiro o
generale ha
voluto lasciare
il segno della
sua presenza,
così resa meno
effimera.
Uno realizzando
un grande
camminamento
aereo, un altro
operando un
enorme foro
rotondo in alto,
buono per
apprestare le
prime salve di
cannone, un
altro ancora
ricamando una
infinita serie
di archetti
lanceolati
intervallati da
colonnine esili,
come fanciulle
offerte al
nemico per
impetrarne la
rinuncia
all'assedio.
Questo costruire
per essere
menzionati nel
futuro, dalle
future
generazioni, in
molti casi
appare esercizio
futile e
distratto di chi
non vuol
ammettere che
l'opera resta,
non la memoria
del suo fortuito
autore.
Per questo
l'architettura
non sempre
perdona, in
virtù della sua
stessa durata,
le ambizioni
memoriali.
Quattro torri da
minareto
sorvegliano poi
il paesaggio per
ampio tratto.
Esse vedono più
lontano, come il
popolo riconosce
al generale
della
guarnigione;
hanno campane e
banderuole per
conoscere il
percorso del
vento e
avvertire di
quel polverone
che si intravede
in lontananza.
Questo
fortilizio è
irregolare per
altimetria delle
sue parti,
ciascuna tesa a
dissimulare, si
direbbe, con
inadeguati
artifici
decorativi, la
reale portata
difensiva
dell'avamposto.
La Santa Romana
Chiesa,
impadronitasi
della città, con
adeguato ritardo
di tempo - lunga
riflessione
imposta dalla
stessa gravità
della materia -
collocò sopra il
maschio centrale
un cilindro
sormontato da
una ogiva.
Questo enorme
proiettile a
retrocarica era
poi richiamato
da altri simili
ordigni ma di
minore calibro,
che, in numero
di otto per
lato,
costituivano
l'ulteriore
armamento della
Controriforma:
una cartucciera
da mitraglia che
si ripeteva per
ogni chiesa
della città
antica.
L'antico muro si
trasformò così
in una
santabarbara
contro le
eresie.
Fausto
Provenzano
Le quattro torri
angolari, per
quanto in
anticipo sui
tempi,
preannunciavano
ingenuamente
missili da
venire.
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CULTURA |
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A NATION ONCE
AGAIN |
LA LOTTA FRATRICIDA CONTINUA
Le continue stragi e i feroci scontri tra le due
fazioni in lotta spinsero il Governo britannico
a individuare una soluzione ritenuta accettabile
per tutti. Con l'abolizione del Parlamento di
Stormont si stabilì che i cittadini
nord-irlandesi avrebbero avuto una loro
Assemblea (Northern Ireland Constitution Act,
1973). Ai cittadini coinvolti nella guerriglia,
nonostante l'opposizione di molti parlamentari,
fu riconosciuto lo status di prigionieri
politici, come da loro fortemente richiesto. Fu
anche stabilito che, per qualsivoglia
cambiamento dello status costituzionale, si
rendeva necessario il consenso della maggioranza
dei cittadini nord-irlandesi, tenendo conto, per
quanto possibile, anche del punto di vista
dell'EIRE. In un articolo dell'atto parlamentare
si legge testualmente: "Con la presente
[legge, N.d.R.] si dichiara che l'Irlanda del
Nord resta parte dei domini di Sua Maestà e del
Regno Unito, e si afferma che in nessun caso
l'Irlanda del Nord o parte di essa cesserà di
far parte dei domini di Sua Maestà e del Regno
Unito senza il consenso della maggioranza del
popolo dell'Irlanda del Nord, che vota in un
sondaggio tenuto ai fini della presente sezione
in conformità con l'Allegato 1 alla presente
legge".
L'intento era quello di placare gli animi dei
militanti dell'Ira e dei fiancheggiatori e non a
caso fu anche stabilito che i rappresentanti
della minoranza cattolica partecipassero al
potere esecutivo. Come già anticipato nel
capitolo precedente, anche tra i cattolici
nacquero dei dissensi e i moderati ostili
all'Ira diedero vita al Partito
Socialdemocratico e Laburista (SDLP), che
rifiutava la lotta armata come strumento per
ottenere l'indipendenza. Il 9 marzo 1973 i nord
irlandesi furono chiamati a scegliere, con un
voto referendario (nella nota succitata definito
"sondaggio"), se restare provincia del Regno
Unito o riunificarsi con l'Eire e formare
un'Irlanda unita.
Il referendum fu giudicato dai cattolici una
presa per i fondelli in quanto era chiaro che
avrebbero vinto gli unionisti, più numerosi:
(più o meno il 60% contro il 40%). Fu deciso di
boicottarlo, pertanto, lasciando ai soli
protestanti il compito di recarsi alle urne. Va
detto, tuttavia, che anche alcuni cattolici, per
lo più elettori del SDLP, votarono per il remain,
nonostante il chiaro appello al boicottaggio
lanciato anche dai dirigenti del loro partito.
Su un totale di 1.029.544 votanti, quindi, si
ebbe un'astensione di circa il 42%, che consentì
agli unionisti di vincere con il 98,2%. I
militanti dell'Ira manifestarono il loro
disappunto con numerosi attentati, sia nel Nord
Irlanda sia a Londra, dove due autobombe
provocarono un morto e duecento feriti. Lo
scontato risultato referendario portò alla
creazione di un esecutivo formato da sei membri
degli Unionisti Ufficiali e cinque membri del
Partito Socialdemocratico e Laburista.
Questo atto politico, alla pari di tanti altri
descritti in precedenza, consente una
considerazione molto importante, che la dice
lunga sul perché il processo di riunificazione
non è mai andato in porto: il Partito dei
cattolici moderati, che aveva boicottato
legittimamente il referendum, non ci pensò due
volte a governare con gli unionisti. Ѐ si vero
che era nato proprio con quello scopo,
concettualmente definibile, come in effetti da
tanti definito, "un nobile proposito1",
ma a quel punto era anche chiaro che gli
unionisti non avrebbero mai lasciato vero spazio
operativo ai cattolici e che l'unica opposizione
seria era quella effettuata dal Sinn Féin. Si
andò avanti a tentoni, pertanto, e fu concordata
con il governo dell'EIRE una conferenza che si
tenne nel piccolo villaggio di Sunningdale, una
cinquantina di chilometri a ovest di Londra. (Sunningdale
Agreement, 9 dicembre 19732).
Fu stabilita l'istituzione di un Consiglio
d'Irlanda che avrebbe dovuto consentire una
cooperazione tra l'entità giuridica
nord-irlandese e l'Eire, riunendo collegialmente
rappresentanti della nuova Assemblea
nordirlandese e rappresentanti del parlamento
irlandese. Il Consiglio era composto da trenta
membri della nuova Assemblea nord-irlandese e da
trenta membri del Dail di Dublino, ossia la
camera bassa dell'Oireachtas (Parlamento) della
Repubblica d'Irlanda. I socialdemocratici
irlandesi in buona fede (perché ovviamente non
tutti erano come quelli descritti nella nota nr.
1) confidavano, ingenuamente, che il Consiglio
potesse rappresentare il primo passo verso
l'unità dell'isola. I protestanti, infatti,
temendo che con il Trattato si sarebbe potuto
realmente coronare il sogno unitario dei
cattolici, formarono l'Ulster Unionist Council,
organismo di contrasto composto dagli eletti
nell'Assemblea, che subito firmarono una mozione
di sfiducia nei confronti dell'Esecutivo,
guidato da Brian Faulkner, anch'egli unionista
ma convinto sostenitore dell'accordo
sottoscritto a Sunningdale e per questa ragione
inviso alla maggioranza dei colleghi di partito.
La mozione fu respinta e l'Ulster Workers
Council indisse uno sciopero generale, cui aderì
anche l'Ulster Defence Association, che mise in
ginocchio le Contee e sancì il completo
fallimento del Trattato nel maggio 1974. Il
successo galvanizzò i protestanti, che ripresero
una feroce campagna di attentati contro inermi
cittadini cattolici e i militanti dell'Ira. La
risposta non si fece attendere e ancora una
volta fu la violenza ad avere il sopravvento.
Nell'ottobre 1974, a Guildford, cittadina a
sud-est di Londra, due bombe, collocate in due
pub frequentati prevalentemente da militari
inglesi, provocarono cinque vittime (quattro
militari e un civile) e sessantacinque feriti.
Il 21 novembre 1974 si replicò in due pub di
Birmingham, con un bilancio più grave: ventuno
vittime e 182 feriti. Gli attentati alimentarono
il già abbondante odio nei confronti dei
nord-irlandesi cattolici, grazie anche alla
stampa che non perse tempo nel gettare benzina
sul fuoco: l'essere umano è portato a vedere il
male solo negli altri, senza rendersi conto di
quello proprio e senza mai chiedersi il perché
di certe azioni.
Le masse inferocite avevano bisogno di colpevoli
da crocifiggere, ma i guerriglieri dell'Ira non
erano certo degli sprovveduti e non avevano
lasciato alcun elemento che consentisse la loro
identificazione. Il Parlamento di Westminster,
però, varò in fretta e furia il Prevention of
Terrorism Acts (Legge di prevenzione contro il
terrorismo), che prevedeva il fermo dei
cattolici per sette giorni, senza assistenza
legale, sol che fossero sospettati di
simpatizzare per l'Ira - accusa che praticamente
era possibile imputare al 90% dei cattolici - ed
essere processati senza una giuria. Le pressioni
sulle forze dell'ordine affinché trovassero
subito "dei" colpevoli s'intensificavano giorno
dopo giorno e alla fine, in mancanza di meglio,
furono presi undici poveracci che con l'Ira non
avevano nulla a che vedere e sbattuti in
prigione. Bisognava indurli a confessare, però,
per rendere credibile l'arresto, cosa che fu
ottenuta facilmente con i pressanti
interrogatori, la tortura psicologica, la
privazione del sonno e la minaccia di uccidere i
familiari. A uno di loro, Paul Hill, dissero che
avrebbero ucciso la moglie incinta se non avesse
"confessato". Alle confessioni estorte con la
tortura furono allegati falsi verbali dai quali
risultava la positività alla nitroglicerina, che
i poveretti manco sapevano cosa fosse. In un
processo farsa furono comminati quattro
ergastoli; due condanne a 14 anni; tre condanne
a dodici anni; due condanne a 5 e 4 anni per due
fratelli minorenni. Un vero incubo per due
famiglie imparentate, che in prigione subirono
pesanti vessazioni. Nei testi e nei media che si
sono occupati della vicenda si parla dei
"quattro di Guildford" (Gerry Conlon, Paul Hill,
Carole Richardson e Paddy Armstrong) e dei
"sette Maguire", creando un po' di confusione.
Tra i sette Maguire, infatti, vengono inseriti
anche Giuseppe Conlon (padre di Gerry3
e cognato di Anne Smith, che aveva sposato suo
fratello Patrick), e Patrick O'Neill, amico di
famiglia. In pratica i membri della famiglia
Maguire arrestati furono cinque: Anne e il
marito Patrick; il primo figlio diciassettenne
Vincent; il secondo figlio quattordicenne
Patrick; Sean Smith, fratello di Anne, 37enne.
I membri dell'Ira rivendicarono ufficialmente
l'attentato e nel dicembre 1975, quattro
militanti catturati a Londra per altri fatti,
dichiararono che degli undici se ne ignorava
addirittura l'esistenza e pertanto andavano
scarcerati subito. I giudici, però, fecero
orecchie da mercanti: con la riapertura del
processo avrebbero perso credibilità agli occhi
dell'opinione pubblica. Dopo tutto si trattava
solo di undici poveracci irlandesi: marcissero
pure in carcere, anche se innocenti. Per
l'attentato di Birmingham accadde esattamente la
stessa cosa: altri sei irlandesi innocenti (Hugh
Callaghan, Patrick Hill, Gerard Hunter, Richard
McIlkenny, William Power e John Walke) furono
condannati all'ergastolo nel 1975.
Giuseppe Conlon inviò numerosi appelli ai media,
ai politici, ai giudici, chiedendo che si
riaprisse il processo, facendone chiaramente
percepire la natura farsesca e strumentale, ma
fu tutto inutile: si ammalò, non fu curato e
morì tra le sbarre il 23 gennaio 1980, senza
aver potuto mai rivedere il figlio. La sua
tragica morte, però, diede linfa ai tanti
appelli rimasti inascoltati, e qualcosa iniziò a
muoversi.
Vi è un dato importante su questo punto che,
come per tante altre fenomenologie sociali più o
meno analoghe, non viene preso sufficientemente
in considerazione, pur essendo fondamentale per
inquadrare il problema. Gli inglesi che
"bramavano" sangue irlandese sapevano benissimo
che il processo era una farsa e che gli
attentati erano imputabili a "veri" militanti
dell'Ira: bastava guardarli anche senza che
aprissero bocca, gli imputati, per capire che
manco alle giostre sarebbero stati capaci di
imbracciare un fucile e men che mai di
destreggiarsi con gli esplosivi e organizzare
attentati impeccabili. La farsa giudiziaria,
tuttavia, risultava appagante in virtù di
particolari processi mentali e quindi scambiata
per un legittimo processo. Attenzione: non si
faccia confusione tra gli esponenti del potere
(magistrati, politici, giornalisti) e le masse:
i primi mentivano sapendo di mentire e con
spietato cinismo mandavano innocenti in galera,
esponendoli al pubblico ludibrio; il popolo "si
convinceva realmente" della colpevolezza degli
imputati, anche di fronte a un'evidenza che
avrebbe dovuto e potuto consentire di aprire gli
occhi. La psicologia spiega questa distonia
dell'essere con il termine "scotoma", mutuato
dalla scienza oculistica: l'occhio vede solo ciò
che la mente vuole vedere. Allo scotoma spesso
si associa una seconda distonia mentale che
affligge una consistente fetta del genere umano:
ridurre il proprio livello di frustrazione, per
qualsivoglia motivo insorto, praticando atti di
violenza contro chi non si possa difendere.
Anche la manifestazione di odio verso soggetti
con in quali non si entrerà mai in contatto,
infatti, è una forma di violenza. Si rendono
necessari eventi davvero straordinari o
sconvolgenti affinché l'effetto di offuscamento
mentale cessi e sentimenti diversi affiorino -
parliamo sempre "esclusivamente" delle masse
aduse a ragionare di pancia e a conferire valore
assoluto al proprio pensiero - facendo cambiare
completamente le prospettive analitiche, tra
l'altro a volte sostituite da altre non meno
fallaci delle precedenti. Nella fattispecie, la
stampa iniziò ad attenuare la linea aggressiva
nei confronti degli irlandesi ingiustamente
imprigionati; a livello di opinione pubblica si
iniziò a parlare sempre più insistentemente
della loro innocenza e dell'atroce morte
provocata al povero Giuseppe Conlon; Amnesty
International (che quando non esagera nella
difesa di chi si renda colpevole di crimini
efferati, fa cose buone) intervenne
drasticamente, denunciando le decisioni
strumentali dei giudici e diffondendo gli
articoli della stampa irlandese, che
evidenziavano punto per punto le discrasie
processuali e la chiara volontà persecutoria. A
poco a poco, persone che fino al giorno
precedente sputavano fuoco e fiamme contro gli
irlandesi, si trovarono a marciare a favore dei
detenuti, chiedendone la scarcerazione. E' a
questo punto che entra in gioco l'avvocato
inglese Gareth Peirce, nota per la sua
straordinaria abilità nella tutela dei diritti
civili. (Vi invito a guardare il film "Nel
nome del Padre", diretto da Jim Sheridan, con lo
straordinario Daniel Day-Lewis che interpreta
Gerry Conlon ed Emma Thompson nei panni della
Peirce, la cui struggente colonna sonora è stata
composta da Bono degli U2 - già citati per il
brano sul Bloody Sunday - e dal cantante
irlandese Gavin Friday). La Peirce si mise
al lavoro sommando furore civile a razionale
metodo professionale e ben presto riuscì a
dimostrare che le prove erano state manipolate e
la pubblica accusa aveva nascosto ogni elemento
in grado di scagionare gli imputati. Negli
archivi della polizia trovò documenti che
riportavano la scritta: "da non mostrare alla
difesa". Vinse la sua battaglia e il 19 ottobre
1989, dopo ben quindici anni dietro le sbarre,
"i quattro di Guildford" furono finalmente
scarcerati. Per i cinque Maguire e l'amico di
famiglia, invece, l'innocenza fu riconosciuta
solo nel 1991, quando ormai avevano finito di
scontare le proprie condanne. Il riconoscimento
valse simbolicamente anche Giuseppe Conlon, che
come abbiamo visto morì in carcere.
Gerry Conlon, dopo la terribile esperienza, non
riuscì più a reinserirsi nella vita civile:
depresso, sfiduciato, ferito nel profondo
dell'animo per essere stato, sia pure senza
colpa diretta, causa delle sofferenze e della
morte del padre, si diede all'alcool e morì di
cancro il 21 giugno 2014, a sessanta anni. Paul
Hill, invece, s'impegnò subito nella causa dei
diritti umani e scrisse il libro "Anni rubati"
(Dalai Editore, 1995), che funse da soggetto per
il film "In nome del padre". Nel 1993 si sposò
con Courtney Kennedy, figlia del senatore Bob
(assassinato nel 1968) e nipote dell'ex
presidente John (assassinato nel 1963). La
coppia si separò nel 2006 e la loro unica
figlia, Saoirse Rosin, morì a soli 22 anni, nel
2019, per overdose.
Paddy Armstrong si trasferì a Dublino con la
moglie, che gli ha dato due figli. Nel 2017 ha
scritto un bellissimo saggio (purtroppo non
disponibile in italiano): "Life after Life"
(Edito da Gill Books), nel quale esprime una
toccante testimonianza sulla capacità di
resistenza dello spirito umano, sul potere del
perdono e sulla ritrovata libertà che funge da
balsamo in grado di guarire le profonde ferite
causate dall'ingiustizia più selvaggia. "Questo
libro mette in luce la dolce anima di Paddy",
esclamò commosso il regista Jim Sheridan, dopo
averlo letto. Nel 2014, quando morì Gerry Conlon,
Paddy volle mettersi al posto di uno dei
portatori di bara a spalla, per accompagnare
l'amico fino alla tomba, nel Miltown Cemetery di
Belfast, dove riposano tanti eroi della
resistenza irlandese. Carole Richardson si
ritirò a vita privata dopo essersi sposata e
aver messo al mondo una figlia. E' morta di
cancro, a 55 anni, nel 2013. I figli di Anne e
Patrick, ai quali fu negata la loro adolescenza,
continuano a raccontare la tragica storia in
conferenze e convegni celebrativi. Il 14 marzo
1991 furono scarcerati anche i sei di Birminghan,
con il pieno riconoscimento della loro
innocenza.
Tony Blair, così come fece il suo predecessore
Cameron nel 2010 per il Bloody Sunday (vedi la
terza parte, Confini nr. 109), si scusò per i
quattro di Guildford, riconoscendo "l'errore
giudiziario" in una lettera inviata a Courtney
Kennedy e resa pubblica durante un programma
della BBC: "Credo che sia un atto d'accusa
contro il nostro sistema di giustizia e motivo
di grande rammarico quando qualcuno subisce una
punizione a causa di un errore giudiziario. Ci
sono stati errori giudiziari nel caso di suo
marito, e nei casi di coloro che sono stati
condannati insieme con lui. Sono davvero molto
dispiaciuto che ciò sia accaduto". In questo
caso, però, la toppa fu peggiore del buco, come
si suol dire: parlando di "errore giudiziario"
svilì "artatamente" la vera essenza di un dramma
umano, civile e politico. Non dimentichiamo che
Blair fa parte del primo gruppo succitato (i
potenti spietati), non delle masse ballerine, e
il suo cinismo avrebbe raggiunto vette apicali
nel 2003, quando passò a Bush Junior le
informazioni sulle presunte armi di distruzione
di massa possedute da Saddam, pur sapendo che
erano false.
Ben altro avrebbe dovuto fare, invece, per dare
un effettivo segnale di vero rincrescimento:
riconoscere l'azione strumentale dell'autorità
giudiziaria e mettere sotto accusa il giudice
che emise la sentenza, il feroce e squallido
John Donaldson, che si permise anche di
lamentarsi per non aver potuto comminare la pena
di morte, come avrebbe desiderato, impedendogli
di proseguire la brillante carriera, culminata
col prestigioso incarico di Master of the Rolls,
il secondo giudice più importante d'Inghilterra
dopo il Lord Chief. Per tutti pagarono i tre
poliziotti che avevano occultato le prove, come
se fossero stati loro i registi della messa in
scena e non dei timorosi e forse non
consenzienti esecutori di ordini.
ANNI OTTANTA: BOBBY SANDS E I MARTIRI DI
LONG KESH
Roibeard Gearóid Ó Seachnasaigh, alias Robert
Gerard Sands, detto "Bobby", nacque a Belfast il
9 marzo 1954, in un quartiere popolato
prevalentemente da protestanti, confessione
abbracciata dai suoi avi. I genitori, John
(deceduto nel 2014) e Rosaleen (deceduta nel
2018), invece, erano cattolici e ben presto
furono costretti a trasferirsi in una nuova
dimora nella zona sud di Belfast, amorevolmente
messa a disposizione dai genitori di Rosaleen,
per sfuggire alle continue intimidazioni dei
lealisti. Bobby era il maggiore di quattro
figli: Marcella, nata nel 1955; Bernadette, nata
nel 1958, importante membro della causa
indipendentista, fondatrice del County
Sovereignty Movement e moglie di Michael
McKevitt, a sua volta importante membro dell'Ira
(deceduto nel gennaio 2021); Sean, nato nel
1962.
L'infanzia di Bobby è stata segnata dalla
continua visione delle angherie subite dai
cattolici. Una vicina offendeva sistematicamente
la madre, mentre il papà era al lavoro. Rosaleen
subiva in silenzio, per evitare guai peggiori
alla famiglia. Anche dopo il trasferimento,
però, i problemi non si risolsero del tutto e la
casa fu quasi distrutta dai lealisti. La
famiglia, pertanto, preferì trasferirsi in un
altro quartiere, più protetto, nella zona ovest
della città.
Bobby, nel 1970, iniziò un apprendistato come
carrozziere, ma le continue vessazioni subite lo
costrinsero ad abbandonare il percorso
formativo. La goccia che fece traboccare il vaso
si ebbe nel 1971, quando i colleghi lo
affrontarono armi in pugno, dicendogli che la
zona dove sorgeva l'istituto era interdetta ai
"sporchi feniani" e che se si fosse fatto
rivedere lo avrebbero ucciso. Nel 1972, a
diciotto anni, entrò nel 1° Battaglione della
Brigata "Belfast" dell'Ira, citata in un
precedente articolo per motivi strettamente
personali4. Nello
stesso anno sposò Geraldine Noade e nel 1973
nacque il loro unico figlio, Gerard.
Arrestato più volte e condotto nel terribile
carcere di Long Kesh, si batté ripetutamente
affinché ai combattenti dell'Ira fosse
riconosciuto lo status di prigionieri politici.
Con i compagni di prigionia, nel 1978, diede
vita alla dirty protest: spalmavano gli
escrementi sui muri delle celle e buttavano
l'urina sotto le porte per evitare di essere
picchiati duramente dai secondini quando
andavano a svuotare i buglioli. Dopo quattro
anni di trattamenti disumani, i detenuti
decisero di dare seguito a proteste più incisive
e il 27 ottobre 1980 iniziarono il primo
sciopero della fame. Bobby Sands, che già
fungeva da portavoce del gruppo, fu scelto come
ufficiale comandante della rivolta. Lo sciopero
della fame durò 53 giorni e fu interrotto a
seguito delle promesse della Thatcher
sull'accoglimento delle loro istanze. Promesse
mai mantenute. Il 1° marzo 1981, pertanto, Bobby
Sands decise che si sarebbe dovuto iniziare un
secondo sciopero della fame, coinvolgendo più
detenuti, in modo che subentrassero a coloro
costretti a fermarsi avendo raggiunto condizioni
critiche. Poco dopo l'inizio dello sciopero morì
Frank Maguire, un repubblicano indipendente non
affiliato all'Ira, membro del Parlamento del
Regno Unito per il collegio di Fermanagh and
South Tyrone. Per le elezioni suppletive Bobby
Sands fu scelto come candidato del Sinn Féin, ma
con una lista denominata Anti H-Blocks/Armagh
Political Prisoner (H-Blocks erano gli otto
edifici tristemente famosi del carcere di Long
Kesh; nel carcere femminile di Armagh erano
rinchiuse le detenute dell'IRA e dell'INLA-
Irish National Liberation Army). Nonostante
fosse impossibilitato a dialogare con gli
elettori, sia per lo stato detentivo sia per le
condizioni pietose in cui si era ridotto, Bobby
Sands strapazzò il rivale dell'Ulster Unionist
Party, diventando, a 27 anni, il più giovane
membro del Parlamento del Regno Unito. Come
rabbiosa vendetta, il Governo varò subito una
legge che vietava ai detenuti di partecipare
alle elezioni politiche. Il cinque maggio 1981,
dopo sessantasei giorni di digiuno, il grande
cuore dell'Eroe cessò di battere. La sua morte
generò sdegno in tutto il mondo e su Londra
piovvero miglia di richieste da parte di
governanti, politici, associazioni, semplici
cittadini, affinché si creassero le condizioni
per far interrompere lo sciopero della fame agli
altri detenuti. Quella perfida donnaccia alla
guida del Regno Unito, però, non diede ascolto a
nessuno e lasciò morire, uno dopo l'altro, i
compagni di sventura dell'Eroe, ivi compresi
alcuni militanti dell'Inla (Irish National
Liberation Army, organizzazione parallela
dell'Ira, ma politicamente più orientata a
sinistra) di seguito citati mentre la gola
prende a bruciare e gli occhi luccicano, come
sempre accade quando devo rievocare le tragedie
scaturite dall'umana crudeltà: Francis Hughes,
di Bellaghy, contea di Derry, 12 maggio; Raymond
McCreesh, di Camlough, contea di Armagh, 21
maggio; Patsy O'Hara (membro dell'Inla) di Derry,21
maggio 1981; Joe McDonnell, di Belfast, 8 luglio
1981; Martin Hurson, di Cappagh, contea di
Tyrone, 13 luglio 1981; Kevin Lynch (Inla), di
Dungiven, contea di Derry, 1º agosto 1981;
Kieran Doherty, di Belfast, 2 agosto 1981;
Thomas McElwee, di Bellaghy, contea di Derry, 8
agosto 1981; Mickey Devine (Inla) di Derry, 20
agosto 1981. Riposano tutti nel cimitero di
Miltown, a Belfast. A Derry, nel quartiere del
Bogside, dove si trova il Free Derry Corner, è
stato eretto un memoriale a forma di H. Sotto i
nomi delle vittime - è proprio il caso di dirlo
una volta tanto non in senso figurato: scolpita
sulla pietra - vi è una delle tante stupende
frasi lasciate in eredità al mondo da Bobby
Sands: "La nostra vendetta sarà la risata dei
nostri figli". I memorial e i murales di Belfast
e Derry meritano di essere visti almeno una
volta, nella vita.
Durante lo sciopero della fame gli scontri tra
le due fazioni crebbero notevolmente. L'Ira
colpiva prevalentemente le guardie carcerarie
che maltrattavano i detenuti; i lealisti
colpivano indiscriminatamente tutti i cattolici.
Il Segretario di Stato per l'Irlanda del Nord,
presumendo di allentare la tensione, nel 1982
propose un progetto di legge per la creazione di
un'Assemblea elettiva cui delegare gli affari
interni dell'Ulster, sulla base di una
devoluzione progressiva. Le elezioni si tennero
il 20 ottobre e cinque dei 78 seggi furono
conquistati dal Sinn Féin che, nelle successive
elezioni generali del 9 giugno 1983, incrementò
sensibilmente il consenso elettorale (da 64.191
a 102.701 voti) eleggendo al parlamento di
Westminster quel gigante della causa
indipendentista che risponde al nome di Gerry
Adams.
L'Assemblea varata nel 1982 ebbe vita breve e fu
sciolta nel 1986, senza esercitare alcun peso
sulla politica nordirlandese: i protestanti,
infatti, non avevano nessuna intenzione di
condividere il potere con i cattolici.
Allarmato dal crescente successo del Sinn Féin,
ma soprattutto dal soverchiante carisma di Gerry
Adams, John Hume (rimando ancora alla nota nr.
1), si recò a Dublino per chiedere l'aiuto del
Primo Ministro dell'EIRE, Gerry Fitzgerald. I
due leader organizzarono un convegno passato
alla storia come "New Ireland Forum", al quale
parteciparono i delegati dei principali partiti
nord-irlandesi (Fianna Fáil, Fine Gael, Labour e
SDLP) che, seppure avversari tra loro, trovavano
sempre una salda unione quando si trattava di
andare contro il Sinn Féin. Il Forum si svolse
dal 21 settembre 1983 al 9 febbraio 1984,
suscitando l'ilarità degli esponenti del Sinn
Féin, che lo bollarono come una "lunga
chiacchierata senza costrutto", come di fatto si
rivelò realmente. Quasi cinque mesi di
discussioni infinite, cui parteciparono anche
importanti esponenti della società civile,
docenti, accademici, scrittori, religiosi di
varie confessioni, per redigere due stringate
proposte da sottoporre alla Thatcher, per le
quali non serviva alcuna discussione,
rappresentando esse un obiettivo secolare, e una
misera opzione: un'Irlanda unita con il consenso
dei cittadini delle trentadue Contee, la
creazione di uno Stato federale oppure la
creazione di un'autorità congiunta.
Cinque mesi di inutile lavoro bruciati in cinque
secondi, ossia il tempo necessario alla Thatcher
per dire, durante una conferenza stampa: "questo
è fuori; questo è fuori; questo è fuori".
Dopo la fase tragica, diceva qualcuno che non mi
va di citare, la storia si ripete come farsa e
così, ancora una volta, fu stipulato l'ennesimo
inutile trattato tra i rappresentanti del Regno
Unito e della Repubblica d'Irlanda che prevedeva
il consenso della maggioranza della popolazione
nord-irlandese per la modifica dello status
costituzionale. Il Trattato prese il nome dal
castello di un piccolo villaggio non lontano da
Belfast, dove fu sottoscritto il 15 novembre
1985: "Trattato di Hillsborough". Esso prevedeva
anche una Conferenza intergovernativa,
presieduta dal Ministro degli Esteri irlandese e
dal Segretario di Stato dell'Irlanda del Nord,
il cui compito consisteva nella gestione dei
problemi giuridici, politici e di sicurezza
comuni alle due entità irlandesi. Si auspicava,
infine, la creazione di un governo
nord-irlandese che fosse compatibile con gli
interessi della minoranza cattolica.
Come sempre accaduto per qualsivoglia
concessione ai cattolici, anche di infima
importanza, i protestanti si opposero con
determinazione al Trattato, dichiarando
addirittura di "sentirsi traditi" dal Governo
inglese. Manco a dirlo, gli attentati contro i
cattolici ripresero, impetuosi, in tutte le
Contee. Furono anche organizzati scioperi e
manifestazioni di vario tipo per far giungere a
Londra un chiaro messaggio di disaccordo. Per
rendere il messaggio ancora più eloquente si
effettuarono sistematici attacchi agli agenti
della RUC (già citata nei capitoli precedenti:
il Corpo di polizia al servizio del Governo
inglese), molti dei quali ebbero le case
incendiate e finirono all'ospedale per le botte
ricevute durante gli scontri, che li vedevano in
forte difficoltà, non potendo certo usare contro
i protestanti le maniere forti solitamente usate
contro i cattolici. Il messaggio fu ben recepito
da Londra e, nel 1988, il Governo emanò un
provvedimento in pure stile talebano, il
Broadcasting Ban, in base al quale fu vietato
agli esponenti di dieci organizzazioni politiche
nord-irlandesi di parlare in trasmissioni
televisive e radiofoniche. Per salvare la faccia
nell'elenco furono inseriti anche un paio di
gruppi unionisti, ma era chiaro a tutti che
s'intendeva colpire precipuamente il Sinn Féin.
Il ministro dell'Interno Douglas Hurd,
rivolgendosi ai membri della Camera dei Comuni,
affermò testualmente: "I terroristi traggono
sostegno e sostentamento dall'accesso alla radio
e alla televisione; è giunto il momento di
negare questa facile piattaforma a coloro che la
utilizzano per propagare il terrorismo". Gli
fece da eco la donnaccia a capo del Governo, che
a sua volta dichiarò: "Negherò ai terroristi
l'ossigeno della pubblicità". Per la cronaca: il
Broadcasting Ban è stato revocato solo nel 1994,
grazie anche alle continue proteste dei
giornalisti, in particolare della BBC, che
contestarono sin dall'inizio l'assurdo
provvedimento, che tra l'altro contemplava anche
l'abominio della "retroattività": le emittenti
televisive non potevano trasmettere nemmeno i
documentari, i film, i reportage realizzati in
precedenza, se in essi figuravano esponenti dei
gruppi sanzionati con l'oblio mediatico. (continua,
i capitoli precedenti sono stati pubblicati nei
numeri 106, 107, 109 di Confini:
www.issuu.com/confini)
NOTE
1. John Hume ha vinto il premio Nobel per la
pace, è stato nominato Cavaliere Comandante
dell'Ordine Pontificio di San Gregorio Magno e
addirittura "Il più grande d'Irlanda" in un
sondaggio pubblico. Leviamoci il cappello e
facciamogli un bell'inchino, pertanto, per il
doveroso rispetto che si deve non solo a lui ma
anche agli alti dignitari della Fondazione
Nobel, a Sua Santità Benedetto XXI e al popolo
irlandese, che da sempre porto nel cuore,
insieme con i luoghi magici di un'isola
realmente "fantastica", nella quale si sogna ad
occhi aperti, fino al momento in cui (purtroppo
in lassi di tempo sempre troppo brevi) non
t'imbatti in uno dei mille simboli che spezzano
il cuore, facendone riaffiorare la tormentata
storia. Detto questo, per quel poco che può
valere il mio pensiero, mi corre comunque
l'obbligo di precisare che non ho mai creduto
alla sua "purezza d'intenti" e ancor meno a
quella dei suoi successori. Mi è capitato di
parlare con alcuni sostenitori del partito e mi
hanno sempre dato l'impressione, tanto per
rendere l'idea, che in Italia danno soggetti
come Berlusconi e Renzi o ancora meglio i loro
servi, pronti a spararle grosse pur di tutelare
esclusivamente i loro interessi, magari dicendo
oggi il contrario di ciò che dicevano ieri.
Posso sbagliarmi io, ovviamente, ma ricordo che
anche di Costantino si dice ancora che sia stato
un "grande" imperatore (per mantenersi al potere
fece uccidere il suocero, la moglie Fausta, il
figlio Crispo, il marito della sorella Costanza,
il cognato e s'inventò la favoletta della croce
in cielo per galvanizzare i suoi soldati nella
battaglia di Ponte Milvio, comportandosi come un
Berlusconi qualsiasi che alterna le promessi di
milioni di posti di lavoro a promesse di
pensioni sostanziose pur di gabbare un po' di
creduloni). In quanto alla nomina papale,
ricordo che la Chiesa cattolica (tacendo su
altro) ha nominato santo Carlo I d'Asburgo, che
autorizzò le armi chimiche durante la battaglia
di Caporetto, adducendo come prova della sua
santità "la guarigione delle vene varicose di
una suora in Sudamerica che pregava per lui".
Alfred Worm, considerato uno dei giornalisti
austriaci più importanti del XX secolo, dichiarò
testualmente: "La beatificazione di Carlo I è
una presa per i fondelli dei fedeli. Centinaia
di migliaia di persone sono morte come martiri
nei campi di concentramento. Loro non vengono
fatti santi. La lobby dei monarchici ce la fa
con le vene varicose. E l'Austria ufficiale
applaude. Penoso" (Frase tratta da un articolo
de "Il Piccolo" di Trieste del 3 ottobre 2004, a
firma di Flavia Foradini, citata nel saggio
sulla Grande Guerra "Il Piave mormorava",
pubblicato a puntate su Confini da gennaio a
dicembre 2018). Ciò premesso, a pensar male si
fa peccato, ma spesso ci si azzecca. Sul
comportamento delle masse presumo di aver
scritto già abbastanza e quindi faccio solo
riferimento a tanti pregressi articoli
pubblicati in questo magazine e altrove,
aggiungendo solo, per dovere di cronaca, che
anche in Irlanda del Nord si stanno rendendo
conto, sia pure con molto ritardo, che forse
hanno preso un grande abbaglio con la
"beatificazione" dei furbastri
socialdemocratici, ridimensionandoli
progressivamente politicamente, a vantaggio di
chi veramente il consenso se lo merita per il
suo passato, per il presente e sicuramente per
ciò che farà anche in futuro, nel commosso
ricordo di chi alla causa indipendentista ha
donato la propria vita.
2. A pag. 176 un mio articolo sul "Secolo
d'Italia" del 12 dicembre 2017: www.issuu.com/linolavorgna/docs/lino_lavorgna_-_raccolta_articoli_2
3. Giuseppe, operaio in una fabbrica di vernici
a Belfast, si era recato a Londra per chiedere
informazioni sul figlio, ben sapendo che era
innocente. Fu subito arrestato anche lui,
invece, perché il semplice tentativo di voler
scagionare il figlio lo rese complice.
4.
www.ondazzurra.com/attualita/samhain-quella-terra-magica-chiamata-irlanda/
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CULTURA |
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SECONDA RASSEGNA MULTIMEDIALE CITTA' DI CASERTA |
Dopo il successo della 1^ edizione, nonostante
fosse stata varata in piena pandemia (di seguito
il link al video della cerimonia di premiazione:
www.youtu.be/55Y3XbvbLiQ) è stato diffuso a
livello nazionale il bando della seconda
edizione, con importanti novità contemplate
nelle aree tematiche dedicate alle problematiche
giovanili, ai terribili venti di guerra che
spirano sul cielo d'Europa e all'ottantesimo
anniversario dei tragici eventi dell'autunno
1943.
Le associazioni culturali Europa Nazione ed
Excalibur Multimedia,
con la
collaborazione dell’Unione Nazionale Ufficiali
in Congedo d’Italia (U.N.U.C.I. – sezione di
Caserta), del Cenacolo Accademico “Poeti nella
Società” e dell’Associazione Nazionale
Combattenti e Reduci (federazione provinciale
CE), organizzano la II edizione della
RASSEGNA
MULTIMEDIALE CITTÀ DI CASERTA, concepita per
valorizzare i talenti nell’ambito dell’arte e
della cultura residenti nel territorio italiano,
indipendentemente dalla loro nazionalità. La
rassegna è insignita del patrocinio concesso dal
Comune di Caserta.
REGOLAMENTO
Art.1 – Sezioni ordinarie.
Adulti
(18 anni compiuti in data antecedente al 1°
gennaio 2023)
Sezione A:
Poesia
|
Max tre poesie a
tema libero.
|
Sezione B:
Silloge
|
Raccolta di
poesie inedite o
edite in data
non
antecedente al
1° gennaio 2019.
|
Sezione C:
Racconto
|
Max. dieci
pagine formato
A4 – Font Times
New Roman –
Corpo 12.
|
Sezione D:
Narrativa
|
Romanzi inediti
o editi in data
non
antecedente al
1° gennaio 2019.
|
Sezione E:
Fotografia
|
Max. tre
fotografie 30x40
cm, formato JPG.
Peso: max. sei
Mb.
|
Sezione F: Video
reportage
effettuato
nell’ambito del
continente
europeo.
|
Documentario di
max. trenta
minuti,
professionale o
amatoriale (per
esempio
realizzato
durante una
vacanza o un
viaggio di
lavoro), che
illustri le
peculiarità del
luogo: piccolo o
grande
agglomerato
urbano, capitale
di uno Stato,
area
particolarmente
interessante per
motivi
storico-archeologici
o di altra
natura. Ai
ventisette Stati
aderenti all’UE
vanno aggiunti:
Montenegro,
Serbia,
Macedonia
(inteso per tale
lo Stato
definito
ufficialmente
Macedonia “del
Nord”),
Albania,
Moldavia,
Ucraina, Bosnia
ed Erzegovina,
Kosovo, Georgia,
Groenlandia,
Islanda, Isole
Faroe,
Inghilterra,
Scozia, Galles,
Irlanda del
Nord, Norvegia,
Svizzera,
Liechtenstein,
Lussemburgo,
Principato di
Monaco, Andorra,
Malta, San
Marino, Città
del Vaticano.
|
Studenti delle scuole medie e istituti superiori.
(Il
comitato organizzatore preferisce la vecchia
denominazione dei livelli di studio, ritenendola
più appropriata, sintetica ed elegante di quella
attuale).
Sezione G:
Poesia
|
Max. tre poesie
a tema libero.
|
Sezione H:
Racconto
|
Max. dieci
pagine formato
A4 – Font Times
New Roman –
Corpo 12.
|
Sezione I:
Componimento
|
“La spirale che
uccide e spegne
il futuro dei
giovani: droga,
alcool, rifiuto
della cultura
come valore
primario,
accettazione e
pratica di
formule proprie
del degrado
sociale promosse
in campo
musicale e in
alti settori.
Analisi
del fenomeno e
riflessioni
sulle azioni da
adottare per
uscire dal
tunnel”.
Max. dieci
pagine formato
A4 – Font Times
New Roman –
Corpo 12.
|
Sezione L:
Fotografia
|
Max. tre
fotografie 30x40
centimetri,
formato JPG.
Peso: max. 6Mb.
|
Art. 2 – Sezioni tematiche.
Adulti
(18 anni compiuti in data antecedente al 1°
gennaio 2023)
Sezione M:
Componimento
inedito o edito.
|
“Venti di
guerra.
Riflessioni
sull’invasione
dell’Ucraina da
parte della
Russia e sul
ruolo che
dovrebbe
esercitare
l’Europa per
creare i
migliori
presupposti di
pace e tutelare
i propri confini
dalle altrui
mire
espansionistiche”.
Nessun limite di
pagine – Formato
A4 - Font Times
New Roman –
Corpo 12.
|
Cittadini ucraini residenti in Italia, senza
limiti di età.
Sezione N:
Componimento
inedito o edito.
|
“Slava Ukraïni.
Riflessioni
sull’invasione
dell’Ucraina da
parte della
Russia”.
Nessun limite di
pagine. Formato
A4 – Font Times
New Roman –
Corpo 12.
Per i
componimenti
inediti possono
essere allegate
max. dieci foto,
da stampare su
fogli A4 secondo
le modalità di
composizione
preferite (una o
più per ogni
pagina).
Ferma restando
la massima
libertà
espressiva, il
candidato potrà
raccontare
episodi vissuti
in prima persona
o appresi da
connazionali;
esporre il
proprio pensiero
sul presidente
Zelensky,
rimasto a
coordinare la
resistenza del
suo popolo pur
potendo
scegliere di
mettersi subito
in salvo con la
famiglia;
descrivere come
meglio ritenga
opportuno il
triste momento
che si trova a
vivere il popolo
ucraino. Il
componimento può
essere
presentato in
lingua ucraina,
con versione in
italiano; nella
sola versione in
italiano; nella
sola versione in
ucraino qualora
non si fosse in
grado di
tradurlo
adeguatamente in
italiano. (In
quest’ultimo
caso la
traduzione sarà
effettuata a
cura
dell’organizzazione).
|
Adulti
(18 anni compiuti in data antecedente al 1°
gennaio 2023).
Sezione O
(Suddivisa in
due
sottosezioni:
Traccia 1 e
Traccia 2).
Saggio
edito in
qualsiasi data
o inedito.
Il candidato può
scegliere la
traccia
preferita o
svolgerle
entrambe.
I premi saranno
assegnati ai
primi tre
classificati di
ogni
sottosezione.
|
Traccia nr. 1:
“Quel terribile
autunno di
ottanta anni fa:
per non
dimenticare.
Riflessioni
sulle stragi
perpetrate, in
provincia di
Caserta, dai
soldati tedeschi
in ritirata,
dopo l’annuncio
dell’armistizio
firmato a
Cassibile con i
rappresentanti
delle Forze
Alleate”.
Traccia nr. 2:
“Mortui ut
patria vivat”.
Riflessioni
sull’attività
del 1°
Raggruppamento
Motorizzato,
incaricato di
facilitare
l'avanzata delle
truppe Alleate
per lo
sfondamento
delle linee
nemiche nel
settore di
Cassino,
soffermandosi in
modo particolare
sulla battaglia
di Montelungo e
sugli aspetti
reconditi che ne
segnarono la
sorte, nel bene
e nel male”.
Nessun limite di
pagine per i
componimenti
brevi e i saggi
inediti.
Formato A4 –
Font Times New
Roman – Corpo
12. I
componimenti e i
saggi inediti
possono essere
integrati da
documenti
storici e foto
d’epoca,
riprodotti su
fogli A4 secondo
le modalità di
composizione
preferite.
|
Art. 3 – Struttura delle opere e modalità di
invio.
Ѐ possibile presentare opere già premiate in
altri concorsi. Poesie, romanzi, racconti e
componimenti dovranno pervenire in formato Word
o Pdf, in copia singola.
Per le sezioni “fotografia” e “video reportage”
è preferibile utilizzare una casella abilitata
all’inoltro dei file voluminosi
(Jumbo
Mail, sistemi equivalenti, dropbox.com, etc.)
Ѐ possibile utilizzare i suddetti strumenti
anche per inviare le opere delle eventuali altre
sezioni scelte ai fini della candidatura. In
alternativa,
esclusivamente per le sezioni “fotografia” e
“video reportage”, è possibile spedire
il materiale (formato cartaceo e supporto
magnetico) al seguente indirizzo: “Excalibur
Multimedia – C/O Sepi S.r.l.– Via Ernesto Rossi
18 – 81100 Caserta”, preferibilmente con
modalità che consentano la tracciatura del
plico.
Art. 4 – Contributo di partecipazione.
Per ogni sezione è previsto un contributo di
dieci
euro ed è possibile candidarsi a più sezioni
effettuando un unico versamento cumulativo.
Per i
soli candidati della sezione “N” la
partecipazione è gratuita. Per la sezione
“O”
il contributo resta fissato a dieci euro anche
in caso di svolgimento di entrambi i
componimenti.
Il versamento del contributo potrà essere
effettuato con una delle seguenti modalità:
1)
Ricarica presso ufficio postale su carta
Postepay Nr.
4023601025185232 intestata a
Pasquale
Lavorgna – C.F.
LVRPQL55E07H955Z – Causale: “Rassegna
Multimediale Città di Caserta – Seconda
edizione”.
2)
Bonifico su conto Bancoposta intestato a
Pasquale Lavorgna. IBAN:
IT82M0760103400000010645828 – Causale:
“Rassegna Multimediale Città di Caserta –
Seconda edizione”.
Art. 5 – Scadenza invio opere.
Le opere devono essere inviate all’indirizzo di
posta elettronica
rassegna@europanazione.eu
entro
il 6
maggio
2023
(o
spedite entro tale data, limitatamente
all’opzione prevista all’art. 3), insieme
con i seguenti allegati:
a)
Scheda di partecipazione debitamente compilata e
sottoscritta. Qualora non fosse possibile
produrre il file PDF si dovrà optare per il
formato immagine;
b)
Copia della ricevuta del versamento;
c)
Copia del documento di identità;
d)
Curriculum vitae quanto più esaustivo possibile,
sotto qualsivoglia punto di vista.
Art. 6 – Giuria.
La giuria sarà composta da eminenti personalità
del mondo dell’arte, della cultura, delle
professioni.
Art. 7 – Premi.
Ogni sezione prevede premi per i primi tre
classificati, come di seguito specificato.
a)
Premio in denaro per i vincitori delle singole
sezioni. L’importo sarà quantificato entro la
data di scadenza per la presentazione delle
opere, in funzione delle sponsorizzazioni che
saranno acquisite, e comunicato a tutti i
partecipanti con formula
work in
progress. In ogni caso il premio in denaro
non potrà essere inferiore al 50% dell’importo
proveniente dai contributi versati dai
candidati, al netto delle spese organizzative.
b)
Coppa e pergamena con indicazione del risultato
conseguito per i vincitori delle singole
sezioni.
c)
Pergamena con indicazione del risultato
conseguito ai secondi e terzi classificati di
ogni sezione.
Ai succitati premi, stabiliti nella fase
organizzativa, potranno aggiungersene altri in
funzione delle sponsorizzazioni acquisite, la
cui entità sarà tempestivamente comunicata ai
candidati e pubblicizzata tramite gli organi
mediatici di riferimento.
Art. 8 – Cerimonia di premiazione.
La cerimonia di premiazione avrà luogo a
Caserta, in una data da stabilire, nel mese di
settembre 2023.
La sede prescelta (nel centro di Caserta) sarà
comunicata entro la fine del mese di giugno
2023. Chi volesse pernottare a Caserta potrà
beneficiare dell’assistenza dell’organizzazione
per il reperimento di una struttura alberghiera
o di una casa vacanza. Nel caso in cui un
vincitore fosse impossibilitato a partecipare
alla cerimonia di premiazione potrà delegare una
persona di fiducia. La cerimonia di premiazione
sarà interamente registrata e il video sarà
pubblicato su YouTube.
Articolo 9 – Privacy.
Ciascun candidato autorizza l’organizzazione
della rassegna al trattamento e alla tutela dei
dati personali inseriti nella scheda di
partecipazione e negli altri documenti inviati,
ai sensi del Decreto Legislativo 30 giugno 2003,
n. 196 “Codice in materia di protezione dei dati
personali” e dell’art. 13 del Regolamento
generale sulla protezione dei dati (Regolamento
UE 2016/679). Autorizza, altresì, l’invio di
messaggi “esclusivamente” in posta elettronica
da parte delle strutture che collaborano a vario
titolo con la rassegna, ben identificabili in
questo bando attraverso la denominazione
ufficiale o attraverso il logo pubblicato nella
parte alta o in calce del medesimo. Ogni
comunicazione conterrà la formula prevista dalle
vigenti norme in materia di privacy per
l’immediata cancellazione dal database del
mittente.
Art. 10 – Accettazione del regolamento.
L’organizzazione si riserva la facoltà di
apportare variazioni al presente regolamento
entro la data di scadenza fissata per la
presentazione delle opere, eccezion fatta per
l’aggiunta di ulteriori premi, che potranno
essere inseriti anche nel periodo che separa la
succitata data dalla cerimonia di premiazione,
impegnandosi a comunicarle tempestivamente ai
candidati e ad aggiornare il bando nei portali
on line
di riferimento. La partecipazione alla rassegna
implica l’accettazione di tutti gli articoli del
presente regolamento. Implica, altresì,
l’autorizzazione, senza nulla pretendere, alla
pubblicazione nell’antologia dedicata alla
rassegna delle opere premiate e degli
abstract
di quelle non pubblicabili integralmente, ivi
comprese le opere che, pur senza classificarsi
nei primi tre posti, dovessero essere ritenute
valide e degne di promozione.
Art.11 – Infoline.
E-mail:
excalibur@europanazione.eu;
Concorsiletterari.net;
Pagina Facebook:
Rassegna Multimediale Città di Caserta;
Blog:
Excalibur Multimedia
Europa Nazione – Excalibur Multimedia
Lino Lavorgna
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