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Che esista un
diritto naturale
degli individui
alla difesa è
pacifico fin
dalla notte dei
tempi. A tutte
le latitudini ed
in ogni epoca
l'uomo libero,
aggredito
proditoriamente,
ha goduto del
sacrosanto
diritto (e
dovere verso
coloro della cui
incolumità fosse
stato
responsabile) di
difendersi.
Difesa che non
significa
necessariamente
farsi giustizia
da sé. Persino
nell'Italia
contemporanea,
nonostante
l'avvicendarsi
di tanti governi
di sinistra,
ancora sussiste
nell'ordinamento
un diritto alla
legittima difesa
sia pure
fortemente
circoscritto.
Forse il governo
in carica
riuscirà a
rafforzarlo,
almeno in parte.
Lo stesso
diritto, in
misura
enormemente
rafforzata,
sussiste per i
popoli che, per
tutelarlo, si
dotano di
eserciti,
agenzie
informative,
guardie di
confine e forze
dell'ordine.
Basta
frequentare un
qualunque
aeroporto per
rendersi conto
di quanti sforzi
si compiano per
evitare
l’"import/export"
di persone o
sostanze
pericolose o
indesiderabili.
Ogni
viaggiatore, pur
dotato di
documento di
identità e
regolare visto
di ingresso per
il Paese di
destinazione, se
vuole viaggiare
è costretto alla
spoliazione dei
metalli, a
"beccarsi" un
piccola dose di
radiazioni da
scanner, a farsi
radiografare i
bagagli e, a
campione, a
sottoporsi ad
oscuri test
"epidermici".
Inoltre, è
costretto a
rinunciare a
portare con sé
tutta una
nutrita serie di
beni ritenuti
"pericolosi"
compresa l'acqua
ed una modica
quantità di
crema per le
emorroidi. Come
se non bastasse,
mettendo piede
in un aeroporto
si espone anche
ad un alto
rischio di
aggressione
virale.
Ora se ogni
viaggiatore
"regolare", a
prescindere da
nazionalità,
razza, sesso e
religione, deve
sottostare a
tali spiacevoli
regole nel nome
della sicurezza,
ossia della
legittima difesa
di ogni nazione
di destinazione
non si comprende
perché mai
dovrebbe essere
consentito a
soggetti
pervicacemente
determinati a
forzare i
confini di un
Paese e le sue
regole di
accoglienza di
immigrare
illegalmente,
senza neanche
l'attenuante di
fuggire da una
guerra.
Pur di
perseguire il
disegno di
entrare a forza
in un altro
Paese (in casa
d'altri),
guidati dal
richiamo delle
note di
ancestrali
tam-tam
convertiti alle
frequenze del 3
e 4G, in
centinaia di
migliaia sono
pronti a pagare
forti somme non
a compagnie di
viaggio, ma a
trafficanti
specializzati
nella violazione
dei confini
altrui e nel
contrabbando di
massa ed a
sfidare la
sorte, a
giocarsi anche,
all'occorrenza,
il tutto per
tutto pur di
raggiungere la
loro meta, una
meta che è
spesso solo un
tragico
miraggio.
Quanti degli
italiani che
hanno voluto o
dovuto migrare
dopo l'unità
d'Italia, si
sono mai sognati
di entrare da
clandestini
negli Stati
Uniti, in
Belgio, in
Australia, in
Sudamerica. Mai
uno solo.
Tutto
l'Occidente,
Europa molle in
testa, è
accerchiato da
masse che
premono sui
confini
determinate a
violarli, spesso
con la
complicità di
"anime belle"
che agognano
alla
sostituzione
etnica, che
scricchiolano
sotto un
malinteso senso
di colpa che le
induce a farsi
complici degli
invasori per
espiare, per
riparare
presunti "secoli
di
sfruttamento".
Come se la
storia non si
fosse sempre
alimentata del
sopravvento dei
forti sui
deboli. Assiri
contro
Babilonesi, Ixos
contro egiziani,
Greci contro
greci, greci
contro Persiani,
Macedoni contro
i popoli d'Asia,
Roma contro il
mondo
conosciuto,
Cristiani contro
musulmani,
Mongoli contro
asiatici,
Spagnoli contro
Indios, Inglesi
contro nativi
americani e
asiatici, Arabi
contro negri,
Francesi contro
tutti, Tedeschi
contro tutti,
Sovietici contro
tutti,
Statunitensi
sopra tutti.
Su questo punto,
sulla difesa o
meno dei comuni
confini, quel
poco di Europa
che si è finora
riusciti ad
costruire nei
settant'anni
dalla fine della
guerra rischia
di implodere, di
polverizzarsi
per poi andare
alla deriva. Che
senso avrebbe
rinunciare alla
difesa di un
perimetro
comune, finito e
definito, per
concentrarsi,
ciascuno con
scarsi mezzi e
senza economie
di scala, su
quella delle
singole
frontiere
interne di ogni
Stato. Che
follia!
Ma l'Europa ne è
ancora capace,
come si capisce
dalla assurda
piega che va
prendendo la
cosiddetta
Brexit, come si
capisce dalla
duplice intesa
Francia -
Germania, come
si intuisce dal
serpeggiante
egoismo
competitivo che
ne ottunde le
migliori menti. |
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