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In natura, molto
frequentemente,
il maschio alfa
di un branco è
il solo a
potersi
accoppiare
perché, essendo
il più forte, la
sua prole ne
sarà
avvantaggiata ai
fini della
conservazione
della specie.
L'alfa è il
capobranco
indiscusso,
almeno fino a
che, per ragioni
d'età o per
indebolimento da
ferite o
menomazioni, un
soggetto più
giovane e forte
non gli tolga lo
scettro o perché
soppiantato
dall’alfa di un
branco rivale.
In questa
semplice regola
naturale trova
fondamento,
molto
probabilmente,
il mito del
sangue negli
umani. I primi
uomini "eretti"
non differivano
in molto, nelle
regole sociali,
dalle altre
specie. Il più
forte assumeva
la
responsabilità
tribale e la
cosa aveva
responsabilità
quali garantire
la sopravvivenza
della tribù e
vantaggi, tra
questi quello di
accoppiarsi a
suo piacimento.
Da qui lo "jus
primae noctis"
che tanto dolore
ha inferto, nei
secoli dei
secoli, a molti
giovani
innamorati.
Spesso gli
“alfa” delle
varie tribù
venivano a lite
per ragioni di
cibo, di
territorio, di
accoppiamento.
Così nacquero le
guerre che
affliggono i
popoli dai
primordi fino ai
giorni nostri.
Tale prassi si è
perpetuata nel
tempo fino ad
assumere
connotazioni
dinastiche,
ossia il più
forte (o il più
scaltro) pago
dello sforzo
fatto per
assicurarsi la
supremazia
tribale ha, ad
un certo punto
della storia,
deciso che
quello sforzo
andava
consolidato nel
tempo al fine di
garantire alla
prole la
continuità nel
potere.
Il mito
arturiano ci fa
ben comprendere
come un giovane
"predestinato"
riesce a farsi
re per capacità
e con qualche
aiutino magico e
ci illumina
sulla triste
sorte che tocca
a padre e figlio
una volta
ingaggiata una
prematura lotta
per il potere.
Nasce così la
"nobiltà" quale
categoria
"sanguigna".
Questa, a poco a
poco, si
struttura in
sistema sociale
di classe atto a
garantire
vantaggi, potere
e ricchezze agli
appartenenti ai
ranghi della
"nobiltà".
Ranghi
rigorosamente
distinti in
funzione dei
presunti quarti
di nobiltà. Re,
principi, duchi,
marchesi,
baroni, conti,
cavalieri, a
ciascuno i suoi
privilegi per
diritto di
nascita e
diritti su
terre,
possedimenti e
sottoposti.
Un sistema che
si cristallizza
nel tempo e che,
in parte,
sopravvive
ancora oggi,
nonostante la
rivoluzione
francese, quella
industriale,
quella
tecnologica e
l'avvento delle
cosiddette
democrazie.
Difatti, nella
vecchia Europa
sopravvivono
sette regni
sovrani: Regno
Unito,
Danimarca,
Norvegia,
Svezia, Spagna,
Paesi Bassi,
Belgio; tre
principati:
Monaco,
Liechtenstein,
Andorra; un
Graducato: il
Lussemburgo e
una monarchia
assoluta: il
Vaticano.
Nel mondo su 195
Paesi ben 43
sono le
monarchie, un
paio le
teocrazie, una
la plutocrazia
costituita dallo
0,1% (28.000
persone con
patrimoni
superiori ai
cento milioni di
dollari) della
popolazione
mondiale che
detiene oltre il
60% delle
ricchezze e
moltissimo
potere e che
costituisce la
nuova "nobiltà"
basata sul
denaro e non più
sul sangue.
Che occorra
castrare tutti
gli alfa? Ma
resterebbero le
“alfa” ormai
emergenti.
Ne vedremo delle
belle quando
Creso deciderà
di muovere
guerra ad
Augusto e la
plutocrazia
soppianterà la
democrazia.
Qualcosa già si
intravede negli
Usa. |
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