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Era il 24
febbraio 2022
quando Putin
annunciava
l'avvio
dell'operazione
speciale in
Ucraina.
I media
occidentali
iniziavano il
loro consueto
rituale del
media event:
trasformare una
notizia di
pubblico dominio
in evento
mediale,
attraverso un
atteggiamento
sacerdotale e
reverenziale per
elevare il
livello
dell'attenzione
e di interesse
del
destinatario.
Raggiunti i due
obiettivi di
agenda building
(definire i temi
al centro del
dibattito) e
agenda framing
(definire la
cornice
interpretativa
dei fatti), il
compito di
individuare e
ragionare sulle
cause era
delegato agli
esperti del
settore.
Al di fuori
della narrazione
- obbligata e
poi dilagata -
aggredito e
aggressore,
pochi erano gli
elementi davvero
addotti per
individuare le
motivazioni del
conflitto.
Seguendo
l'esempio
machiavelliano
di guardare al
passato per
capire ciò che
sarà, si parta
dalla
dichiarazione
rilasciata da
Vladimir Putin
nel 2007: "Il
modello
unipolare non è
soltanto
inaccettabile me
è anche
impossibile ai
giorni nostri".
Alla base dunque
della politica
estera di Putin
c'è il rifiuto
dell'ordine
unipolare che
gli Stati Uniti
hanno imposto
alle relazioni
internazionali
dopo il 1991.
Vale a dire
anche la volontà
a sfidare ed
impedire che
l'egemonia
americana,
mantenuta
impareggiabilmente
nel blocco
Atlantico
attraverso hard
e soft power, si
applichi a tutti
gli altri Stati
non allineati
nell'Ordine
Liberale, tra
cui la Russia.
Procedendo in
ordine logico e
temporale, l'imperial
overstretching1
statunitense si
è manifestato
con un ritmo
crescente che
parte dalle
timide reazioni
di fronte alle
Primavere Arabe
nel 2011 ed
arriva al ritiro
delle truppe
americane in
Afghanistan nel
2021.
Chiari segnali
di retrenchment,
ovvero di
ridimensionamento
della propria
sfera di
influenza, anche
a patto di
vedere crollare
l'ordine
regionale in
Medio Oriente.
Quale migliore
occasione di
questa per
tentare di
sfidare
l'egemone in
declino (USA) e
testare la
disponibilità
della grande
potenza in
ascesa (Cina) ad
appoggiare
questa azione.
La chiave di
volta - o il
tallone
d'Achille -
della vicenda è
tutta in questo
passaggio: Putin
crede che oramai
gli Stati Uniti
abbiamo
accettato il
declino
egemonico.
Si aspetta delle
reazioni simili
a quelle che
avevano seguito
l'annessione
della Crimea, se
non più leggere.
Pensa che nelle
regioni
orientali le
truppe russe
siano accolte
trionfalmente.
È certo che gli
Stati europei
non metteranno a
rischio le loro
forniture di gas
con delle
sanzioni che
peggiorerebbero
la loro
situazione
economica.
Crede che Cina
ed India
supporteranno la
sua operazione
speciale.
Alla prova dei
fatti, tutti gli
errori di
valutazione
compiuti dal
Cremlino vengono
al pettine.
La resistenza
Ucraina - non
timida ed
assente- è
invece bene
organizzata,
armata e
determinata.
Gli Stati Uniti
prendono subito
posizione
definendo Putin
un "macellaio"
ed autorizzano
un supporto
logistico e
militare
tutt'ora in
corso.
L'Europa si
rinsalda dietro
gli ideali
liberal
democratici,
condannando
moralmente ed
economicamente
l'agire di
Putin.
La Cina non
prende posizione
formale mente
l'India critica
apertamente la
Russia.
La guerra lampo
immaginata dai
militari del
Cremlino per
fare cadere il
governo Zelensky
nel giro di
poche settimane
si trasforma in
una lunga e
costosa guerra
di logoramento
attraverso
bombardamenti a
tappeto su
obiettivi
militari e
civili.
Quello che alla
luce dei segnali
ricevuti
sembrava essere
lo scacco matto
di Putin, si
potrebbe
trasformare
nell'inizio
della sua fine.
Nel medio lungo
periodo, i costi
di una guerra
ricadono sempre
sui cittadini.
La minoranza
borghese ha già
da tempo
iniziato a
varcare i
confini della
Svezia e dei
paesi limitrofi.
Mentre il grosso
della
popolazione vede
aumentare il
numero dei figli
morti in un
conflitto di cui
stenta a
riconoscere
l'utilità.
Il conflitto
russo ucraino ha
avuto dunque un
effetto cobra2:
l'opposto di
quello
ricercato.
Sul piano
internazionale,
ha determinato
la fine della
dipendenza
energetica
dell'Europa
dalla Russia.
Rilanciando sia
l'alleanza
Atlantica che il
ruolo egemonico
degli Stati
Uniti a livello
globale.
A livello
interno, le
conseguenze
potrebbero
essere ancora
più cupe.
In un regime
autoritario
personalistico
come quello
russo, il leader
mantiene il
potere allocando
prebende e
risorse
all'elite.
I costi della
guerra riducono
le risorse a
disposizione
dello Stato,
aumentando
sensibilmente il
rischio di
defezione da
parte degli
oligarchi e
dell'apparato
economico e
militare su cui
si regge - ora
in modo sempre
più precario -
l'autocrazia
putiniana.
Note:
1.
Iperestensione
del raggio
d'azione della
potenza egemone.
Può essere
territoriale e/o
funzionale
2. Il
significato di
effetto cobra
deriva da un
episodio
accaduto in
India: una
politica inglese
voleva ridurre
il numero dei
serpenti
velenosi
offrendo una
taglia a
chiunque avesse
catturato un
serpente. Gli
abitanti
attirati dal
profitto si
misero ad
allevare
serpenti nelle
loro abitazioni
ed il numero di
cobra crebbe
esponenzialmente
invece di
diminuire. |
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