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Ammettiamolo:
che meraviglia
sono fantasia ed
immaginazione!
Esse ci
consentono di
spaziare senza
limiti ne
vincoli, di
planare su
qualsivoglia
scenario,
verosimile o
inverosimile, di
intrattenerci su
ogni concepibile
argomento, tema
o congettura, di
creare
improbabili o
assurde
scenografie! E
quindi, con il
vostro permesso
miei cari
lettori, io mi
ci tuffo a
capofitto ed,
appunto ….
fantastico.
Immaginiamo
dunque che già
nella metà
dell'800
esistessero
nell'Inghilterra
vittoriana
televisori a
colori, "talk
show" di prima e
seconda serata,
seriosi
"mezzibusti" (e,
naturalmente,
altrettanto
seriose "mezze
buste") in
concitata
conduzione degli
stessi, nonché
ampia platea di
ascoltatori
costretti a casa
da epidemia
influenzale,
depressi da
venti di guerra
europea (che,
come fonte di
angoscia, non
smettono mai di
soffiare),
nonché
impoveriti da
crisi economica
ed inflazione
galoppante.
In tale
immaginario
contesto inizia
dunque a
circolare per le
vie di Londra
uno strano
personaggio
dalla fluente
barba bianca e
dalle ancora più
strane idee
circa una
possibile
evoluzione delle
specie viventi a
seguito di mera
selezione
naturale ed
intreccio tra
contesti
ambientali e lo
scorrere del
tempo. Tesi,
questa, fino ad
allora inaudita
e soprattutto
minacciosa per
millenarie
narrazioni
storiche,
filosofiche,
religiose e
sociali: ben
funzionale però
ad accese risse
televisive con
conseguente
ampia
"audience". Va
tuttavia
premesso che il
buon Charles, da
scienziato
serio,
scrupoloso e
mentalmente
onesto quale
egli era,
esponeva tali
propri
convincimenti
come mero
omaggio a
comprovate
evidenze
scientifiche e
senza
alcun'altro
recondito fine.
Le cose però
sembravano
volgere
decisamente al
brutto: poteri
costituiti,
chiese di ogni
possibile credo,
consolidate
tradizioni
popolari,
granitiche
costruzioni
sociali,
prospettive di
celestiali
trascendenze e
svariati
futuribili di
ogni sorta,
tutto, ma
proprio tutto,
veniva infatti
messo in tal
modo in
discussione da
una lettura
della vita umana
e della sua
Storia che nulla
avrebbe più
avuto a che
vedere con
quanto
graniticamente
sedimentato da
plurimillenaria
narrazione
biblica.
Inefficaci
apparivano
peraltro le
pacate
precisazioni
dell'ottimo
Darwin secondo
cui egli non
intendeva
affatto farsi
paladino di tesi
polemiche, ne
partigiano di
capziose letture
del reale per,
Dio solo sa,
quali presunti,
reconditi fini
di natura
polemica,
rivoluzionaria,
politica o, men
che meno, di
eventuale
tornaconto
personale. Nulla
da fare:
insulti,
polemiche,
ostracismi,
minacce,
emarginazioni a
non finire.
Unica sua
salvezza/beneficio?
L'effettivo
riconoscimento
della "vis
polemica" di cui
tali sue teorie
godevano tra la
cosiddetta gente
e la loro
conseguente
spendibilità
mediatico-televisiva.
Ecco quindi
ripetute
ospitate in TV a
condizione che
egli accettasse
di sottoporsi a
preliminare,
esplicito
appiattimento su
:
1) Pensiero
unico dominante,
2) Correttezza
politica
imperante,
3) Inserimento
concettuale
delle proprie
tesi nella più
generale e
dominante
"vulgata" del
momento,
4)
Riconoscimento
di aprioristici
capisaldi
concettuali come
obbligatorie
chiavi di
lettura del
fenomeno in
argomento.
Praticamente, un
supplizio, ma
tant'è!
Dopo di che, ed
in chiaro
subordine di
rilevanza
espositiva, ecco
finalmente
vedersi concessa
la vigilata
libertà di
esternare il
proprio pensiero
seppur distonico
alla consolidata
narrazione del
momento. Ma ciò,
sempre
attraverso uno
"slalom" di
interruzioni
volte a
magnificare, di
volta in volta,
una crema per i
brufoli, un
assorbente
igienico (che
manco il Sahara
dopo un breve
acquazzone) e un
detersivo "che
più bianco non
si può! "Ma non
è tutto: prima
ancora di aprir
bocca il nostro
Darwin,
insediato di
fronte alla
vaporosa
conduttrice,
deve inoltre
premettere (pena
perentoria,
improvvisa
interruzione a
favore dei
predetti
consigli per gli
acquisti):
a) di credere in
Dio,
b) di ritenere
il libro della
Genesi trattato
dal sommo rigore
scientifico,
c) di
considerare come
assodato il
fatto che, al
momento della
loro divina
creazione da
fango e costola,
i nostri due
progenitori
dell'Eden
avessero già le
definitive
fattezze di
biondo criniti
contemporanei (
tanto per
intenderci, alla
Brad Pitt ed
Angelina Jolie)
come peraltro
testimoniato
senza fallo da
affreschi di
innumerevoli
chiese.
Dopo di che -
con
circospezione e
lessico misurato
e confermando ad
ogni piè
sospinto come
egli sia in
procinto di
concludere tra
un attimo il
proprio ardito
dire - ecco il
nostro eroe
insinuare
timidamente che,
forse, i due
primigeni danti
causa
dell'umanità,
piuttosto che a
glorificati divi
di Hollywood,
fossero forse
più rapportabili
a pelosi
scimmioni della
primordiale
foresta
africana.
Concesso dunque
al nostro
Charles qualche
breve istante di
ansimante ed
inedito sfogo
concettuale, il
mezzo-busto/a di
turno lo
consegna in
pasto ai suoi
circostanti
corifei affinché
abbia subito
inizio in
diretta TV il
dilanio delle
sue povere
sinapsi
cerebrali
affinché nulla
(ma proprio
nulla!) resti
delle sconcezze
concettuali dal
tapino appena
pronunciate.
-0-0-0-0-0-0-0-0-0-
A questo punto
bando ad
estemporanee
fantasie
dell'irrealtà e
caliamoci,
seppur
frastornati
ancora dai
residui mentali
di tale
immaginifica
divagazione,
nella stringente
e drammatica
contemporaneità
delle
trasmissioni TV
e sempiterni
"talk show"
imperniati oggi
sulla guerra in
Ucraina e la cui
ineludibile
divulgazione
mediatica si
basa, con
un'assertività
degna anch'essa
del miglior
dogmatismo
biblico, su
alcuni
indiscutibili
capisaldi, tipo
:
1) Putin è un
dittatore folle
e sanguinario.
Stop,
2) Zelensky è un
eroico
resistente ad
una
ingiustificata
invasione
straniera. Stop,
3) La Russia è
uno stato
aggressore ed ha
soltanto torti.
Stop,
4) L'Ucraina è
uno stato
aggredito ed è
soltanto
vittima. Stop,
5) La NATO ha
sempre ragione e
non ha mai
sbagliato una
mossa. Stop,
6) La posizione
di Mosca, in
quanto potenza
invadente, è
indifendibile
"tout court" e
va condannata,
come suole
dirsi, senza se
e senza ma.
Stop,
7) Gli USA sono
gli indiscussi
leader del mondo
occidentale e
pertanto tutto
ciò che essi
dicono e fanno
è, per assioma,
sempre ben detto
e ben fatto.
Stop,
8) L'Italia è
membro della
NATO e
dell'Unione
Europea e deve
quindi astenersi
dal portare
avanti un suo
qualsivoglia
autonomo
ragionamento che
non sia
supinamente
appiattito su
Washington e
Bruxelles … "e
più non
dimandare !".
Bene: volete
sapete cosa io
pensi al
riguardo?
Che tutto quanto
sopra potrebbe,
forse, avere una
sua validità ed,
al limite,
essere anche
giusto e
condivisibile,
ma a condizione
che le predette
affermazioni
SEGUANO e non
PRECEDANO un
ragionamento
storico-politico
articolato e
lineare. Cioè
che ad esse si
pervenga
soltanto DOPO, E
NON PRIMA,
un'onesta
disamina di
merito scevra da
preconcetti
asserviti a tesi
pre-definite e
mirate soltanto
a porre
surrettiziamente
in atto
politiche di
parte scaturenti
da
contraddittori
ed oscuri
interessi e la
cui genesi
potrebbe NON
(dicesi NON)
essere figlia di
ponderata
valutazione dei
migliori
vantaggi per il
nostro paese,
sia di breve che
di lungo
periodo. Da qui
l'esigenza di un
onesto dibattito
pubblico, sia
parlamentare che
mediatico, sulla
natura del
conflitto in
Ucraina, sua
scaturigine,
relative
responsabilità e
prospettive
future. Nulla di
tutto ciò
succede, ahimè,
nei nostri
inguardabili
"talk show"
televisivi
(tranne una
sporadica
eccezione come
avrò il piacere
di menzionare
più avanti) ed
il cui più
recente esempio
di una tale
"patologia
informativa" è
l'ignobile
trattamento
riservato In TV
al garbato
Professor
Alessandro
Orsini.
Questi (novella
sorta di
contemporaneo
"Darwin" della
fattispecie in
esame nella
misura in cui
egli vorrebbe
farsi portavoce
di un'autonoma
lettura delle
diversificate
sfaccettature
della crisi
ucraina in buona
parte distonica
alla
consolidata,
dogmatica ed
indiscutibile
"verità"
precostituita)
ha tentato a
fatica di
proporre una
narrazione
"concatenata"
dei vari
accadimenti
pre-bellici al
solo scopo di
analizzare a
freddo elementi
che non
portassero acqua
(in modo
acritico,
ripetitivo e
senza alcuna
possibilità di
letture
alternative)
sempre e
soltanto al
mulino degli
otto punti di
cui sopra.
Di conseguenza?
Apriti cielo e
dategli addosso
senza pietà!
Fatto
inaccettabile
questo, anche se
a parziale,
onesta e
soprattutto
affettuosa
"colpevolizzazione"
dell'ottimo e
competente
studioso vanno
ascritte, a mio
modesto parere,
due sue - forse
involontarie,
fate vobis -
mancanze o
ingenuità:
1) Il non aver
tenuto presente
che (nel nostro
paese:
rincitrullito da
pluriennali,
massicce dosi di
"correttezza
politica", da
martellante
manipolazione
mass-mediatica,
da strutturale
incultura di
fondo, e da
acritico
edonismo
consumista
appiattito su
americana
superficialità)
il cercare di
spiegare un
fenomeno con un
ragionamento
fatto di
premessa,
svolgimento e
conclusione e
che non origini
da cartesiano
assioma di
aprioristica ed
acritica
accettazione di
premesse imposte
dal sistema
dominante,
significa una
(ed una sola)
cosa soltanto:
voler
GIUSTIFICARE
L'EVENTO.
Nella
fattispecie, se
si accenna
appena ad un
qualche fattuale
ragionamento
storico-filosofico
per meglio
sviscerare i più
profondi motivi
per cui Putin
avrebbe deciso
di invadere
l'Ucraina, si
viene,
immediatamente e
senza scampo,
etichettati come
beceri
giustificatori,
se non
addirittura
esecrabili
sostenitori di
una violenza
militare
comunque
inaccettabile.
Nella nostra TV
se non ci si
appiattisce
sulla vulgata
dominante, se
non ci si
schiera
sull'assioma
condiviso, si
parteggia di
fatto per il
"nemico".
L'antica
linearità fatta
da tesi,
antitesi e
sintesi di
scolastica
memoria è ormai
offerta al
vituperio delle
genti. Oggi qui
da noi, nei
confronti di
qualunque tema
che si metta in
pubblica analisi
mediatica, deve
valere soltanto
il riesumato,
aprioristico,
famigerato
concetto del :
"credere,
obbedire,
combattere (!)"
e guai a chi se
ne discosti,
seppur con ogni
meritorio
intento di
onestà
intellettuale.
Il bravo
professor
Orsini, da
chiarissimo
docente
universitario
quale egli è, ha
tentato di
impostare
ragionamenti a
fini puramente
esplicativo-didattici:
lo hanno voluto
invece far
passare per un
filorusso,
putiniano ed
anti-ucraino.
Ed ecco il
motivo per cui,
prima di aprire
bocca in
qualsivoglia
comparsata
televisiva,
l'ottimo docente
(al pari del mio
immaginario
Darwin da "talk
show" che, prima
di interloquire,
avrebbe dovuto
farsi precedere,
come già detto,
da esplicite
assicurazioni su
fede in Dio,
scientificità
della Genesi e
certezza di
creazione di
Adamo ed Eva in
già compiuto
antropomorfismo)
dovrà, a sua
volta,
proclamare
esplicitamente
la sua
preliminare
condanna senza
appello
dell'invasione
dell'Ucraina,
unitamente ad
affermazioni di
suo assoluto
pacifismo,
antifascismo,
antimilitarismo,
europeismo ed
atlantismo.
2) Il mezzo
scelto e cioè
quello del
dibattito
televisivo.
L'impostazione
espositiva del
Professor Orsini
(peraltro
docente di
Sicurezza
internazionale
alla LUISS) è
infatti
egregiamente
strutturata per
frequentare
cattedre
universitarie,
seminari
scientifici,
gabinetti di
ricerca, alti
consessi
accademici,
tutti quanti
lontani
purtroppo le
mille miglia dei
"talk show"
televisivi di
prima serata ove
è impossibile
esprimersi in
presenza di
conduttori
televisivi che
ti alitano sul
collo
terrorizzati,
come essi sono,
che un concetto
che abbia
bisogno di più
di dieci secondi
per essere
esternato possa
far correre
all'editore di
riferimento
l'esiziale
rischio che il
telespettatore
TV (in attesa di
rissa verbale
tra gli ospiti
della
trasmissione e,
meglio ancora
se, condita da
insulti) cambi
canale e si
perda il
ricorrente e
munifico
magnificat di
creme,
assorbenti e
detersivi.
Ed ecco il
motivo per cui
l'ottimo
Professor Orsini
manifesta la
costante
apprensione di
venire
interrotto, di
vedersi troncato
un ragionamento
dal
consequenziale
rigore
espositivo per
essere
convertito - d'emblée
e con un
semplice cambio
d'inquadratura -
in un ottimo ….
rimedio per la
stitichezza. In
tale deprimente
scenario va
evidenziata
un'unica
eccezione: un
"talk show" (di
seconda serata,
naturalmente)
sul canale "9",
condotto da Luca
Sommi e Marco
Travaglio,
intitolato
"Accordi e
Disaccordi" ove
sono stati
concessi al
predetto
Professor Orsini
- udite, udite!
- inediti
quattro minuti
senza
interruzione per
consentirgli di
completare un
suo, peraltro
illuminante,
discorso.
Dunque ed in
conclusione:
Gentile
Professore
Orsini - e, per
quel che vale,
anche mio caro
Dottor Darwin -
mi consenta di
esprimerLe il
mio sincero
apprezzamento
personale,
unitamente
all'amichevole
suggerimento di
vagliare sempre
con attenzione,
caratteristiche,
appartenenze
politico-economiche
e finalità
editoriali delle
trasmissioni
televisive alle
quali Ella - in
modo, temo,
ancora
strumentale -
verrà in futuro
invitato a
partecipare.
Con viva
cordialità, mi
creda,
Suo,
Antonino
Provenzano
Roma, 30 aprile
2022
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SOCIETA' |
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SCEMENZE DI RITORNO: IL DOPPIO COGNOME |
Premessa
Chi ci pensava più al doppio cognome? Era una
barzelletta di moda alcuni anni fa che poi, come
tante barzellette che non fanno ridere, finì nel
dimenticatoio, surclassata da altre barzellette
a loro volta dimenticate quasi subito e dai
fatti più gravemente consistenti che, sommandosi
ai precedenti, rendono sempre più faticosa la
vita in questo Paese. A fine aprile, invece,
come un fulmine a ciel sereno che di tanto in
tanto squarcia il cielo, arriva la notizia che
lascia tutti a bocca aperta: "Cognome del padre,
stop automatismo: ai figli quello di entrambi i
genitori. Questa la decisione della Corte
costituzionale, anticipata con un comunicato
stampa, che bolla come discriminatoria e lesiva
dell'identità del figlio la regola in base alla
quale il cognome del padre viene attribuito di
default. I giudici delle leggi passano così un
colpo di spugna definitivo su una concezione
patriarcale della famiglia. Ora il figlio
assumerà il cognome di entrambi i genitori
nell'ordine da loro concordato, a meno che non
decidano di attribuirgli soltanto il cognome di
uno dei due. In mancanza di accordo resta salvo
l'intervento del giudice in conformità con
quanto dispone l'ordinamento giuridico". Siccome
maiora premunt, per commentare questa "scemenza
di ritorno", trascrivo integralmente un articolo
pubblicato ben sei anni fa in questo magazine (Nr.
49, novembre 2016) e replicato nel quotidiano
"Secolo d'Italia" in data 11 novembre 2016.
Doppio cognome: scenari futuri
Qualche mese fa i coniugi Franco Bianco e Milena
Rosso hanno avuto un pargolo: Rosario. I
coniugi, refrattari a ogni contesto che si
configuri come tradizione, hanno deciso che
Rosario debba avere entrambi i cognomi e la
Corte Costituzionale ha sancito che possono
farlo. (Lo aveva deciso già allora? Approfondirò
con calma questo punto; ora non ho tempo.
N.d.R.) Il pargolo, pertanto, si chiama Rosario
Bianco Rosso. Un'altra coppia di giovani sposi,
Umberto Verde e Virginia Seppia, è in attesa
della prima figlia. I due sono amici di famiglia
della coppia Bianco Rosso e hanno già deciso il
nome della bimba, che nascerà tra un paio di
mesi: Patrizia. Anche loro, manco a dirlo,
vogliono il doppio cognome per la nascitura che,
pertanto, si chiamerà Patrizia Verde Seppia. È
molto probabile che Rosario e Patrizia,
frequentandosi in virtù dell'amicizia dei
rispettivi genitori, s'innamorino e decidano di
sposarsi. Avremo, in tal modo, la coppia Rosario
Bianco Rosso e Patrizia Verde Seppia. Chi si
sposa, generalmente, mette al mondo dei figli e
noi tutti auguriamo a Rosario e Patrizia di
averne tanti e tutti bravi, belli e buoni.
Magari il primo lo chiameranno Walter, nome che,
a detta degli studiosi, ritornerà di moda fra
una ventina di anni. Il primogenito, pertanto,
si chiamerà Walter Bianco Rosso Verde Seppia e,
ironia della sorte, frequentando il prestigioso
liceo internazionale di Verona, s'imbatterà in
un'avvenente fanciulla che gli farà battere
forte il cuore: Margot Della Valle Dello Stretto
Piano. È un colpo di fulmine! Fidanzamento
immediato e matrimonio subito dopo le rispettive
lauree, baciato dalla nascita di un bellissimo
pargolo, Ivan, altro nome che, sempre a detta
degli studiosi, ritornerà di moda tra una
quarantina di anni. Ivan cresce splendidamente,
coccolato dai genitori e dai nonni. Quando
s'iscrive alla prima elementare, però, un
destino crudele gli spezza il sorriso. La
maestra, infatti, facendo l'appello, chiama Ivan
Bianco Rosso Verde Seppia Della Valle Dello
Stretto Piano, suscitando l'ilarità della
classe. Ivan, rosso in volto per la vergogna,
prende una penna e la conficca nell'occhio del
suo compagno di banco, che stramazza al suolo.
Attonito, vedendo il sangue che scorre a fiumi e
gli altri bimbi che scappano terrorizzati,
subisce un terribile shock. Il compagno di
banco, che si chiama semplicemente Biagio
Brambilla, dopo un delicato intervento
chirurgico e un trapianto, riacquista la vista e
torna a vivere normalmente, diventando, grazie a
quella triste esperienza, una importante star
televisiva, uno scrittore di successo e un
seguitissimo attore. Ivan, purtroppo, non si
riprende e peggiora anno dopo anno. Viene
ricoverato in una clinica psichiatrica di
Zurigo, famosa per nuove formule terapeutiche
studiate appositamente per curare i figli dei
genitori cretini. La terapia, però, è ancora
allo stato sperimentale e non sempre funziona.
Ivan, un pomeriggio, riesce a eludere il
controllo e sgattaiola nella zona cucine, dove è
ubicata una enorme cella frigorifera tarata a
venti gradi sotto zero. Vi entra e si sdraia sul
lato opposto dell'ingresso, tra due gigantesche
spalle di manzo. Lo troveranno dopo due giorni,
con l'espressione che aveva Jack Nicholson,
alias Jack Torrance, nella scena finale di
Shining.
Gentili mamme che bramate il doppio cognome, non
me ne vogliate per questo mio scritto e non
consideratemi un vostro nemico: è vero l'esatto
contrario. Sono un vecchio cavaliere errante,
oramai, che considera la Donna il fiore più
prelibato di quel magico giardino, ubicato nello
spazio infinito, convenzionalmente chiamato
Pianeta Terra. Alla pari di tutti i cavalieri
erranti, la venerazione tributata all'universo
femminile trascende i limiti dell'umano sentire
e s'impregna dei colori percepibili solo sulle
vette del "sublime". Da quelle vette osservo i
fremiti di una umanità sempre più smarrita,
nella vana ricerca di un senso lì dove un senso
proprio non esiste. E intanto le lancette
dell'orologio avanzano impietose, incuranti di
chi non riesca a godersi le albe perché
imbragato nelle tenebre di una insulsa
esistenza.
A conclusione di questo articolo, pertanto,
consentitemi di invitarvi a tornare a sorridere
e di abbandonarvi tra le braccia di colui che
amate, restandovi a lungo, rinunciando ai
pensieri oscuri e dando sfogo solo alle
sensazioni. Vedrete che sarà bello (ri)scoprire
una nuova dimensione del vostro essere. Una
dimensione che sa d'antico, certo, e proprio per
questo ha radici solide per "proiettarsi" in
modo sano in quel futuro che, anche grazie a
voi, potrà essere più roseo e scevro delle
troppe distonie che avvelenano il presente.
Acquisita questa consapevolezza, sarà
meraviglioso accarezzare i vostri figli, che non
correranno alcun rischio di finire in una
clinica di Zurigo. Tutti gli "Ivan" che
verranno, vi ringraziano anticipatamente.
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